Brano: Nazione, La
tore della nuova posizione. Senonché « la sua linea politica troppo ligia a Giolitti e favorevole troppo apertamente agli Imperi Centrali discordava non solo col sentimento della città, ma con le ragioni della nostra storia risorgimentale; sicché fu costretto a dimettersi ». [La Nazione nei suoi cento anni 18591959, Firenze 1959, p.3).
Le dimissioni di Gustavo Nesti, cui subentrò come direttore editoriale Aldo Borelli, coincisero con l’acquisizione della testata da parte della Società Editrice EteJia. Nel Consiglio di amministrazione, insieme a Egidio Favi, già direttore commerciale de II Mattino di Napoli, entrarono Attilio Vallecchi e Carlo Scarfoglio, con il quale il Favi finirà, nel 1918, per assumere la comproprietà del giornale.
Primo dopoguerra
Tramite l’amministrazione di Egidio Favi, il quotidiano passò sotto il controllo óeWllva (v.) che era proprietaria della casa editrice napoletana « Il Mattino ».
Le modificazioni intervenute nel giornale durante la guerra avevano portato a un'oggetti[...]
[...]nia nella regione e nel paese, invocava lo « Stato forte » e la restaurazione dell’ordine quale risposta da dare agli estesi movimenti di massa nelle campagne e nelle città che chiedevano riforme economiche e sociali. La vocazione fascista del quotidiano fiorentino non venne meno neppure quando, col delitto Matteotti, molta stampa italiana tentò di prendere le distanze dal governo Mussolini. Nel 1924, passata sotto la direzione anche politica di Aldo Borelli, commentando la crisi fascista del momento il giornale mantenne una posizione di solidarietà col fascismo e nettamente contraria alla opposizioni democratiche.
« Il tentativo di colpire Mussolini — scrisse Ermanno Amicucci — può considerarsi fallito. Nonostante i velati, ma ardenti desideri di certa stampa liberale democratica la crisi ministeriale non ci sarà, perché essa, checché mostri di credere questa stampa, non si potrebbe risolvere nella normalità parlamentare se non con un nuovo incarico all’on. Mussolini. » [La Nazione, 27 giugno 1924).
Superata la crisi Matteotti, il quotidia[...]
[...]nte i velati, ma ardenti desideri di certa stampa liberale democratica la crisi ministeriale non ci sarà, perché essa, checché mostri di credere questa stampa, non si potrebbe risolvere nella normalità parlamentare se non con un nuovo incarico all’on. Mussolini. » [La Nazione, 27 giugno 1924).
Superata la crisi Matteotti, il quotidiano diventò l’organo d’informazione più importante della Toscana, con una tiratura di 6070 mila copie.
Quando Aldo Borelli, grazie all’interessamento del segretario del Partito fascista Augusto Turati, suo intimo amico, nel 1929 passò a dirigere il Corriere della Sera, gli subentrò Umberto Guglielmotti, « combattente mutilato di guerra e pluridecorato al valore godeva fama anche per ciò che riguardava la sua attività politica e parlamentare, di uomo equilibrato, nonché di buon giornalista. Il suo impegno al giornale non provocò mutamenti ». [La Nazione nei suoi cento anni 18591959, cit.).
Nel 1932 Guglielmotti lasciò il giornale «per assumere la carica di segretario nazionale del Sindacato Giornalisti e il suo[...]